IF research


scopi associativi


1 - CREARE DIBATTITO SULLA QUALITA' ARCHITETTONICA

come risorsa essenziale per lo sviluppo delle città, e creare un'occasione di confronto dedicata alla Pubblica Amministrazione che, come Committenza, ha il ruolo di garante della migliore offerta progettuale sullo spazio pubblico


2 - SENSIBILIZZARE LA COLLETTIVITA'

al valore dell'architettura come strumento in grado di trasformare i problemi quotidiani in opportunità di miglioramento. Coinvolgere altre figure professionali per sensibilizzare al ruolo dell'architetto come "sintetizzatore" degli elementi d'indagine che provengono da altri campi


3 - SVILUPPARE ATTIVITA' DI RICERCA

con ricadute operative in ambito architettonico

obiettivi del blog


1 - INFORMAZIONE

sulle attività svolte dall'associazione, gli appuntamenti, i momenti di incontro aperti agli associati in primo luogo e a tutti gli interessati


2 - CREAZIONE DI UNO SPAZIO APERTO DI DIBATTITO

sui temi dell'architettura, della città, dello spazio urbano

Forum al Corriere Fiorentino 24/01/2011

IF research a Scandicci

Il Comune di Scandicci e IF research, associazione culturale per la promozione del dibattito sull’architettura, lunedì 31 gennaio nella saletta CNA di Scandicci hanno dato luogo a un incontro aperto sul tema PROGETTI PRIVATI, QUALITÀ URBANA, NUOVI PAESAGGI. I presenti, Simone Gheri (sindaco del Comune di Scandicci); Agostina Mancini (assessore all'edilizia del Comune di Scandicci); l'architetto Lorenzo Paoli (settore Edilizia e urbanistica del Comune di Scandicci); l'architetto Andrea Martellacci (settore Opere Pubbliche del Comune di Scandicci); l'architetto Duilio Senesi (Coordinamento Territoriale Scandicci dei professionisti operanti nel settore dell'edilizia, dell'architettura e dell'urbanistica); l'architetto Tommaso Barni (Ordine degli architetti di Firenze); l'avvocato Gian Franco Cartei; Lian Pellicanò dell'associazione IF research, moderati dall’architetto Marco Brizzi, hanno discusso sul tema della qualità urbana e sugli strumenti per promuoverla. Ha aperto il dibattito l’arch. Lian Pellicanò che, presentando il lavoro dell’associazione IF research, ha parlato della possibilità di adottare anche in Toscana una legge sulla qualità dell’architettura per diffondere la cultura della competizione e del confronto sul progetto. La proposta ruota intorno all’istituzione di una agenzia di respiro regionale, che coordini e organizzi concorsi di progettazione sul territorio Toscano. Sono seguiti gli interventi del professor Gian Franco Cartei che ha illustrato i problemi del complesso quadro normativo esistente. Il Sindaco Gheri ha condiviso l'interesse per la proposta di IF research e ha riassunto le numerose e positive esperienze che il Comune di Scandicci ha portato avanti negli ultimi anni per costruire l’identità del centro urbano e dare qualità ai quartieri della cittadina; ha inoltre avanzato una proposta all’architetto Lorenzo Paoli, dirigente dell’ufficio Edilizia e Urbanistica, di istituire un premio annuale per valorizzare interventi architettonici costruiti in ambito comunale, meritevoli di segnalazione, per individuare degli esempi da perseguire, e un regime competitivo sulla qualità a posteriori. L’architetto Tommaso Barni, dell’Ordine degli architetti di Firenze, ha difeso il ruolo dei concorsi di architettura descrivendoli come uno strumento poco e male utilizzato, che solo nel 40% dei casi si tramuta in realizzazione dell’opera. L’architetto Andrea Martellacci, dirigente del settore Opere Pubbliche, ha poi raccontato le esperienze concorsuali portati avanti negli ultimi dieci anni dal Comune, sottolineando il ruolo sociale e civico che tali trasformazioni hanno promosso e portato con sé. L’assessore Agostina Mancini ha posto l’accento sull’assenza di strumenti normativi che permettano di contrastare la cattiva e brutta edilizia, mente l’architetto Duilio Senesi, rappresentante dei professionisti scandiccesi, ha ribadito il fatto che la qualità si fa anche con regole più semplici e chiare, auspicando, così come invocato da numerosi dei partecipanti all'incontro, a partire dal sindaco Gheri, la semplificazione del quadro delle regole.


Il pomeriggio di ieri al comune di Scandicci è parso piuttosto prolifico. l’Amministrazione ha recepito positivamente la proposta di Legge sulla Qualità, facendosi carico di portarla al coordinamento dell’ANCI. Inoltre ha rilanciato proponendo altre iniziative in collaborazione con l’Ordine di Firenze e con altri soggetti. Ci è sembrata significativa anche la risposta della platea, che è intervenuta piuttosto numerosa, pur essendo l’incontro di lavoro poco pubblicizzato.
Sono intervenuti al tavolo di lavoro Simone Gheri (sindaco del Comune di Scandicci), Agostina Mancini (assessore all'edilizia del Comune di Scandicci), l'architetto Lorenzo Paoli (settore edilizia e urbanistica del Comune di Scandicci), l'architetto Andrea Martellacci (settore opere pubbliche del Comune di Scandicci), l'architetto Duilio Senesi (Coordinamento territoriale Scandicci dei professionisti operanti nel settore dell'edilizia, dell'architettura e dell'urbanistica), l'architetto Tommaso Barni (Ordine degli architetti di Firenze), l'avvocato Gian Franco Cartei, e Lian Pellicanò (presidente di IF research). L'incontro è stato moderato da Marco Brizzi.
Il tutto si è svolto presso la Saletta Rolando Camilli nella sede della CNA di Scandicci.

Auguri di buon 2011

Cari amici di IF research,

Nel 2010 la nostra associazione ha portato avanti diverse iniziative volte a promuovere la cultura dell'architettura, prima fra tutte quella di "Luoghi Comuni", che nel Gennaio scorso ci ha permesso di raccontare alcune esperienze interessanti e soprattutto ci ha dato modo di aprire un confronto con chi ha a cuore il miglioramento delle pratiche e della qualità del paesaggio e dell'architettura.

Più di tutto è stato difficile dare un vero significato alla parola "qualità", che rischia di diventare solo un manifesto di buone intenzioni: la qualità non corrisponde alla bellezza, né d'altra parte ad un coefficiente tecnico.

Il dibattito aperto da IF, tutto in fieri, sta portando avanti la tesi che alla "qualità" si arrivi attraverso il confronto delle idee, in cui tecnici e creativi possano esprimere la migliore proposta, perché in competizione con altri. E' evidente che tale competizione debba essere sana, e ben coordinata.

La “qualità” si costruisce quindi attraverso una “strategia“, in cui il progetto, e il dibattito da cui esso deve nascere, sono rimessi al centro del processo delle trasformazioni delle città.

Partendo da queste considerazioni, e sulla scia di esperienze già avviate in altri contesti, IF research ha iniziato a lavorare sulla stesura di una Legge per la Qualità dell'Architettura e del Paesaggio che si rivolga alla Regione Toscana. Questo lavoro si avvale del contributo di amici e consulenti che hanno trovato questo progetto tanto ambizioso quanto necessario e ci auguriamo che nel prossimo anno anche altri vorranno unirsi alla sua redazione, che si sta costruendo nel confronto, essendo proprio il confronto il primo obiettivo che la legge si propone di perseguire.

Vi ricordo che potete scriverci e seguire le nostre iniziative sul nostro blog (http://ifresearch.blogspot.com/) dove, nell'area download, è possibile anche scaricare gli abstract di "Luoghi Comuni" e la "Bozza del Progetto di Legge per la Qualità". Abbiamo anche messo un link ad alcuni interessanti articoli tratti da Progetti e Concorsi- Edilizia e Territorio, supplemento del Il Sole 24 ore, che propone lo strumento dei concorsi per rilanciare la qualità nel progetto pubblico e privato.

E' possibile seguire e contribuire alla stesura della legge sul sito www.firmiamolalegge.it.

Non mi resta che augurare a tutti un proficuo 2011,

Lian Pellicanò
IF research

dalla "Repubblica" edizione fiorentina del 18/11/2010

Pubblichiamo volentieri un articolo apparso su Repubblica il 18/11/2010..

CULTURA....(?)
"In S.M. Novella l'arredo urbano è criminale"
Sgrabi attacca Firenze e i suoi ex governanti
Stoccata alla Soprintendenza: "Non può legittimare una pavimentazione immonda e panchine di m..."
Il critico d'arte critica gli amministratori del capoluogo toscano a Florens 2010

"Io ho la piazza più bella del mondo e faccio un arredo urbano di un criminale da arrestare oggi. Una città che fa piazza Santa Maria Novella o che annuncia Isozaki è una città che non sa quello che ha". Lo ha detto Vittorio Sgarbi, a proposito del nuovo assetto di piazza Santa Maria Novella a Firenze e sul progetto dell'architetto Arata Isozaki per l'uscita degli Uffizi.

In compagnia del ministro Sandro Bondi, all'uscita dal Forum internazionali per i Beni culturali organizzato in Palazzo Vecchio nell'ambito di Florens 2010, dice: "L'economia è non spendere i soldi come gli idioti che governano Firenze, in particolare quello che l'ha governata prima di Renzi, per distruggere piazza Santa Maria Novella. E' come se ho una bella donna e le taglio le gambe così è più bassa". "Il sovrintendente di Firenze - ha detto ancora Sgarbi - non può legittimare piazza Santa Maria Novella con una pavimentazione immonda con delle panchine di m...", che, per il critico, dovrebbero essere messe "una per uno nel c... del progettista. E' uno scandalo universale".

"Lo so che non è colpa di Renzi - ha proseguito Sgarbi -, che è arrivato da poco, è colpa di Domenici. Poi lui dirà che io ce l'ho con lui, ma io non ce l'ho con lui, è lui che ce l'ha con Firenze. Combatteva per Isozaki, cose da pazzi: io ho Vasari, Leonardo, Raffaello e combatto per Isozaki, che a Tokyo viene fatto lavorare in periferia", mentre a Firenze "gli fanno fare la sua rete da materassi agli Uffizi".

Una legge per difendere la bellezza - articolo del Corriere Fiorentino del 10/09/2010

Legge e Premi per la bellezza - articolo del Corriere Fiorentino del 08/09/2010

sulla 12° mostra di architettura

Raccogliendo l’invito di Marco a commentare i fatti della architettura, mi cimento con una osservazione sulla 12 Mostra di architettura alla Biennale di Venezia.
Partiamo da questo: Io la intitolerei: People meet in wich architecture?
Perchè nonostante l’evidente intento riduzionista dei curatori, che hanno radicalmente tagliato il numero delle partecipazioni rispetto alle passate edizioni, e la celebrazione di se stessi (Rolex Learning Center), degli amici (Ishigami che ha vinto il Leone d’oro) e dei propri maestri (Ito), sono molte le facce del prisma architettonico che si offre al people che speranzoso si affaccia nelle sale espositive to meet quello che viene classificato come architecture.
Ognuno in pratica ha portato quello che voleva, disinteressandosi del titolo che faceva presupporre un orientamento “sociale” alla richiesta di partecipazione, e d’altronde ce lo potevamo immaginare dato che buona parte dei partecipanti non sono famosi per avere nel pedigree una attenzione per il people, quanto per le proprie soggettive e spesso suggestive convinzioni.
Si potrebbe parlare a lungo di ognuna di queste soggettività, e del naturale individualismo che connota lo svolgimento del processo progettuale nelle sue fasi ideative, salvo poi affidarsi alle ingegnerizzazioni per la messa in pratica di tali idee. Si potrebbe parlare a lungo dei motivi che spingono questi partecipanti a rifiutare i contesti fisici, sociali, politici, culturali in cui inseriscono i loro progetti; forse semplicemente questi contesti grazie ai nuovi metodi di analisi sono divenuti troppo forti, spesso più forti dei progetti stessi, e l’orgoglio del progettista non tollera di scendere a patti con essi (in molti lo pensano e solo Olgiati ha avuto la lucidità di ammetterlo), quando c’è stato chi come MVRDV ha ottenuto ogni risultato progettuale della propria vita solo intersecando i (numerosi) dati di partenza.
È a causa di questo panorama omogeneo e tutto sommato astratto dalla realtà che tra le partecipazioni ne spiccano alcune in netta controtendenza, e che hanno davvero cercato di meet the people non tanto venendo incontro ai desideri delle persone, ma mettendole in condizione di riflettere su quali siano le scelte e le responsabilità a cui l’architettura sta andando incontro in questo periodo storico. AMO, con Preservation e Cronocaos ha toccato un tasto nevralgico su cui si dibatte ovunque e in particolare in Italia, quello del riutilizzo di tutti quei grandi edifici industriali, commerciali, culturali, cultuali etc. che caratterizzano e strutturano i tessuti urbani delle città europee con la loro presenza fisica, ma che hanno perso la loro funzione e spesso giacciono abbandonati o in cerca di un nuovo destino. È possibile individuare strategie per affrontare il problema? O per dirla alla Ruskin è un problema che non si pone, perché un opera che ha un valore architettonico non si può restaurare? Eppure la materia e pulsante, tanti sono gli interessi in gioco; politici che scommettono le loro carriere sulla rivitalizzazione dei contenitori urbani, tessuti sociali consolidati che vengono sconvolti dalla morte della fabrica che ha determinato la loro nascita, enormi interessi economici dietro alle previsioni di progettazione urbana e alle decisioni di riconversione. Ce lo ha detto chiaramente la Russia, nel suo padiglione nazionale, in cui pone giustamente la questione ma poi la risolve banalmente proponendo i soliti centri commerciali. Ce lo ripete il Giappone nel piccolo interessantissimo video sul metabolismo (non quello di Kikutake) urbano, e che stretto come una rosa preziosa in un giardino di cactus fatto di plastici enormi e insulsi, racconta quale sia il modo con cui la cultura urbana giapponese da sempre affronta il problema del riuso. Non ne parla la Cina, che espone uccellini anziché affrontare il vero pressante problema del recupero dei suoi centri urbani assediati dalla ondata capitalista, e incredibilmente non ne parla neanche Italia-Ailati, che anziché incontrare il people su un terreno che riguarda tutti e di cui tutti sentono l’esigenza, preferisce esporre un inutile, e già ampiamente celebrato dalle riviste di settore, regesto di operazioni che conviene chiamare edilizie più che architettoniche.
Lo stratagemma più riuscito di tutto l’allestimento è l’aver posizionato i grandi modelli bianchi di Aires Mateus subito sotto Cronocaos di AMO. Il tremendo passaggio da una sovrabbondanza di significati, informazioni, ipotesi, citazioni, al nullismo quieto e silenzioso di chi con tutto quello che lo circonda non si vuole confrontare.
Viene voglia di chiedersi: non riponiamo forse troppe speranze su questa che in fondo è solo una mostra? Sejima è lì a ricordarcelo.

Francesco Stolzuoli

Contribuisci alla stesura di una legge di iniziativa popolare per la qualità architettonica in Toscana

Il gruppo di architetti di IF Research si fa promotore di una Legge Popolare per la Qualità Architettonica in Toscana e chiede il contributo di tutti.
Il testo della proposta di Legge su cui IF Research ha iniziato a lavorare può essere letto, analizzato, commentato ed eventualmente condiviso direttamente sull'apposita pagina web http://www.firmiamolalegge.it

"Concorsi. Verso una legge per la qualità architettonica in Toscana"

IF RESEARCH e il COMUNE DI LASTRA A SIGNA sono lieti di invitarla alla tavola rotonda:

"Concorsi. Verso una legge per la qualità architettonica in Toscana"

Lastra a Signa, 24 ottobre 2010, ore 15


Il 24 ottobre 2010 si inaugura a Lastra a Signa la nuova piazza Garibaldi, nata da un concorso di idee bandito nel 2004 il cui titolo, "DAVVERO UNA PIAZZA", esprimeva già la chiara volontà di realizzare un'opera ritenuta strategica dalla comunità locale. Quel concorso è oggi visto come un'iniziativa fortunata, uno dei pochi casi in Toscana in cui dal concorso di idee si è passati alla realizzazione dell'opera. Il concorso ha visto la partecipazione di ben 129 gruppi di progettisti e ha sfruttato una formula snella anche grazie all'uso del formato digitale e del Web. Il progetto, che insiste su un vuoto all'interno del tessuto urbano consolidato, è diventato oggi "davvero una piazza" come auspicava il grande architetto Giancarlo De Carlo nel suo "Progetto Guida" del 1989. Il lungo processo che ha portato al recupero di Piazza Garibaldi rappresenta un esempio paradigmatico del delicato rapporto che esiste fra l'adozione del concorso come strumento meritocratico di raccolta di idee e la sua gestione da parte della pubblica amministrazione.



L'inaugurazione della piazza costituisce l'occasione per aprire una riflessione su questo tema ed è per questo che IF Research (http://ifresearch.blogspot.com), associazione culturale per la promozione dell'architettura contemporanea, con l'aiuto all'amministrazione di Lastra a Signa, promuove una tavola rotonda nella quale si discuterà del disegno di una "Legge Regionale per la Qualità dell'Architettura". Già nel convegno "Luoghi Comuni" che aveva organizzato a Firenze, Palazzo Panciatichi, nel gennaio 2010, IF Research aveva raccontato analoghe esperienze legislative intraprese da altre regioni italiane, come l'Umbria e la Puglia, ma anche straniere, come l'esempio della regione delle Fiandre che, attraverso un'Agenzia unica, promuove il progetto delle opere pubbliche: il dibattito aperto in quell'occasione ha gettato le basi per la costruzione di un disegno di legge per la Toscana, che punti sul rafforzamento del processo progettuale necessario e propedeutico alla realizzazione delle opere. Troppi, infatti, sono gli esempi in cui allo svilimento del ruolo del progetto segue la costruzione di una edilizia che depaupera le relazioni con paesaggio.



"Lo strumento del concorso, della onesta e meritocratica competizione tra progetti -ricorda IF Research-, costituisce il mezzo più idoneo per dare corpo all'anima operativa di una Legge sulla Qualità; il concorso è oggi poco praticato dagli enti pubblici in Toscana e misconosciuto dai privati; al suo uso, declinato in modi diversi da ogni amministrazione, raramente corrisponde il fine del banditore e quasi mai il risultato." Il testo di Legge su cui IF Research ha iniziato a lavorare (si veda il sito http://www.firmiamolalegge.it) sostiene l'istituzione di un unico organo regionale che favorisca l'adozione di strumenti pluralitari e partecipati che sappiano gestire le trasformazioni del territorio con procedure tanto semplificate quanto univoche e che, soprattutto, valorizzino la fase progettuale. La legge vuole inoltre promuovere la costruzione di una proficua relazione fra gli attori in gioco: la cittadinanza, il vero "committente"; l'amministrazione locale, chiamata a dare voce e sviluppare le esigenze di un luogo; i tecnici, che interpretano tali esigenze mescolando le competenze specifiche alla creatività e alla ricerca, e la Regione, ente garante dell'intero processo.



La tavola rotonda si svolgerà domenica 24 ottobre dalle 15:00 in poi allo Spedale di Sant'Antonio a Lastra a Signa, proprio accanto alla nuova piazza Garibaldi. La lista degli invitati comprende: Carlo Nannetti (sindaco di Lastra a Signa); Luca Manetti (assessore all'Urbanistica del Comune di Lastra a Signa); Massimo Morisi (Regione Toscana); Franco Filippini (Comune di Lastra a Signa); Riccardo Miselli (progettista di piazza Garibaldi); Lian Pellicanò (IF Research), Matteo Zetti (IF Research); Gianfranco Cartei (professore ordinario di diritto amministrativo nell'Università di Firenze e promotore della proposta di legge); Marco Brizzi (Image); Luca Piantini (Comune di Prato); Lorenzo Paoli (Comune di Scandicci e consulente ANCI). Saranno presenti rappresentanti della Federazione regionale degli ordini degli architetti della Toscana. L'incontro verrà moderato da Guido Incerti, direttore della rivista "Opere" dell'Ordine degli architetti di Firenze.


Scarica il programma dell'evento.

Luoghi Comuni – come promuovere la qualità nel progetto pubblico? report e conclusioni degli incontri di gennaio

Quando l'Agenzia Europea per l‘Ambiente ha pubblicato l’interessante rapporto che documenta le principali modificazioni spaziali avvenute nelle 25 maggiori aree metropolitane europee negli ultimi venti anni, sono emersi dati molto significativi sullo straordinario cambiamento in atto, sia per quanto riguarda i fenomeni di aggregazione insediativa, economica e sociale, che per la crescita vertiginosa dell’”ipermobilità” basata sull’uso dei veicoli privati, oppure per la nascita dei nuovi “centri” periferici, direttamente collegata al crescente sviluppo dei grandi centri commerciali.
"Luoghi Comuni” parte dalla consapevolezza che per comprendere le potenzialità e le strategie di sviluppo di questo sistema in mutazione, è necessario che tutti gli operatori di tale trasformazione entrino in contatto con le energie vive delle città, con le istituzioni e le persone che le governano, con quanti in definitiva individuano nelle trasformazioni urbane un'occasione per aumentare la qualità della vita, ed è necessario metterne a sistema le visioni.
Organizzare un dibattito sulla qualità architettonica come risorsa essenziale per lo sviluppo delle città, significa credere nelle capacità dell'architettura stessa di trasformare lo spazio urbano in contenitore di senso, non già di “arte visiva” che produce emozioni estetiche effimere, ma in grado di riconciliare i cittadini con il senso dei luoghi che abitano e con una percezione diversa e più consapevole del proprio territorio.
La due giorni di “Luoghi Comuni” ci ha permesso di iniziare ad “annusare” le nostre città.
Gli interventi che hanno caratterizzato la prima giornata e i momenti di dibattito della seconda hanno fatto emergere un filo conduttore che forse inconsciamente il moderatore Richard Ingersoll aveva anticipato nella sua introduzione: la necessità che si crei una "nuova atmosfera" dove rincominciare a parlare della cultura del progetto.
L'attenzione si è concentrata non tanto nel cercare di descrivere che cosa sia la "qualità del progetto pubblico", ma di capire o suggerire quali siano le condizioni e gli strumenti per far emergere progetti di qualità.

Il primo intervento dell'Ing. Bianchi (procurement specialist) ha affrontato il problema dal punto di vista procedurale: sono emerse le differenze delle procedure concorsuali italiane con il modello internazionale; nella comparazione di dieci punti di criticità appare evidente un'impostazione completamente diversa del problema. La vera differenza da cui ripartire (oltre a considerazioni sulla complessità della normativa italiana e delle lacune formative dei suoi protagonisti) è la mancanza nella procedura italiana di una vera programmazione degli interventi: tecnicamente viene denominata studio di Pre-Fattibilità (che sta a monte di tutto il programma), studio che "consente di individuare la domanda da soddisfare e le caratteristiche del contesto territoriale, le strategie progettuali e le alternative esistenti, i principali protagonisti coinvolti e i fattori di interdizione del progetto, nonché di decidere se il progetto è meritevole di ulteriore approfondimento attraverso studi e progettazioni, le cui linee guida e la cui stima di costo sono definiti dallo stesso Studio di Pre-Fattibilità". Questo studio è il fulcro della prima fase di "Identificazione" dei problemi e delle possibilità di intervento; l'approvazione di questa fase significa aver focalizzato i problemi ed essere in grado di dare chiare indicazioni di sviluppo progettuale alle fasi sucessive. Una consapevolezza politica nel voler procedere e su come procedere.

Il secondo intervento dell'Arch. Tania Ertfeld (coordinatrice del De Vlaams Bouwmeester fiammingo) ha illustrato la procedura concorsuale dell'Open Oproep (Bando Aperto) che ha evidenziato un'impostazione ancora diversa del problema. Alla base di questo processo ritroviamo anche in questo caso una visione globale delle diverse fasi della progettazione. Come garante e responsablie del processo viene nominato un "capomastro" (il Bouwmeester) che espone un documento programmatico della politica degli interventi che si svolgeranno nei cinque anni del proprio mandato. L'aspetto forse più innovativo dell'Open Oproep consiste nella seconda fase, la cosiddetta fase della "negoziazione" tra i progettisti selezionati (da una prima fase anonima) e la committenza. Il confronto personale è visto come strumento di verifica e comprensione sia del progetto sia dei progettisti, ma soprattutto delle necessità della committenza; il confronto umano come strumento per verificare la qualità del progetto.

Il terzo intervento ci riporta in Italia e testimonia uno dei momenti più felici dell'esperienza italiana nell'applicazione e realizzazione di procedure di concorso pubblico virtuose. L'esposizione dell'Arch. Francesco Ghio, uno dei protagonisti di quell'esperienza in quanto coordinatore per il programma concorsi del Comune di Roma, ha cercato di spiegare quali furono i motivi o le particolarità che hanno contraddistinto quell'amministrazione. Una forte volontà politica; l'istituzione di un ufficio preposto al coordinamento degli innumerevoli uffici tecnici comunali che si occupano di spazio pubblico (un coordinamento che in qualche modo può ricordare la figura del De Vlaams Bouwmeester fiammingo); la volontà di realizzare i progetti messi a concorso attraverso un preventivo stanziamento della copertura finanziaria; la necessità (nel caso del concorso del centro congressi) di sviluppare uno studio di pre-fattibilità per poter garantire una seconda fase del concorso che potesse portare ad uno sviluppo reale del progetto; questi sono forse gli elementi più interessanti che hanno caratterizzato quel periodo e che possono essere indicatori importanti nel dibattito che abbiamo cominciato.

L'ultimo intervento dell'Arch. Gabriele Ferranti, responsabile della stesura della nuova legge sulla promozione della qualità nella progettazione architettonica della Regione Umbria, ha cercato di illustrare le linee guida seguite per la stesura della legge. La considerazione più interessante, senza addentrarsi negli elementi applicativi della legge, è quella di essersi resi conto di come l'applicazione di qualsiasi strumento per la realizzazione di progetti di "qualità" (concorsuali o altro) risulti vana o fine a se stessa se non si inserisce in un ambiente consapevole e sensibile. Le finalità principali della legge si concentrano quindi nell'ampliare, nel coltivare quella "consapevolezza" di base necessaria per far partire il processo concorsuale da un livello conoscitivo maggiore.

È stata questa stessa convinzione che ci ha portato a organizzare un dibattito sulla qualità architettonica, la consapevolezza che permette di apprezzare i vantaggi che derivano dall’abitare uno spazio modernamente concepito.
Una volta Bob Geldof disse: “Ho filosofeggiato sull'Africa per anni, finché ci sono andato e mi sono ritrovato in uno slum in Kenia: lì, quando ne ho sentito l'odore, ho capito l'Africa”.



Tutti i documenti e gli atti del convegno "Luoghi Comuni – come promuovere la qualità nel progetto pubblico?", possono essere scaricati o consultati al seguente inirizzo: http://ifresearch.blogspot.com/

IFresearch

L’architettura non è un luogo comune

riportiamo una intervista fatta alla vigilia di "luoghi comuni", dal webzine "undermagazine", che trovate al link http://www.undermagazine.org/?cat=71

L’architettura è la disciplina che organizza lo spazio in cui vive l’essere umano. Il suo scopo è dare qualità allo spazio in modo che l’uomo vi viva bene.
eppure oggi quella qualità spesso si perde, si perde il collegamento con il presente, schiacciati dal peso della storia e dell’arte del nostro “bel paese” e dalla elefantiaca burocrazia italiana.
è per parlare di ciò e cercare una soluzione che nasce il convegno “Luoghi comuni: come promuovere la qualità nel progetto pubblico?”. Una due giorni (21 e 22 gennaio)per parlare di architettura, urbanistica e non solo; organizzata dal Consiglio Regionale della Toscana, Sociolab e ideata dell’associazione If research, composta da giovani architetti fiorentini, il cui scopo è appunto promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’architettura come strumento per migliorare la qualità della vita.
Del convegno e dell’associazione ne abbiamo parlato con Lian Pellicanò, presidente e portavoce di If research.
“Gli eventi che recentemente e a più riprese hanno messo a nudo le dinamiche della gestione dell’urbanistica e dell’architettura nel nostro territorio,Il rapporto malato instauratosi fra la Pubblica Amministrazione e la professione dell’architetto danneggia su più fronti la collettività,
Le cronache evidenziano una consuetudine all’intreccio di interessi personali negli atti amministrativi di interesse pubblico.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le nostre città sono cresciute caoticamente, le nuove costruzioni sono qualitativamente scadenti e spesso degradate dopo pochi anni, l’arredo urbano non è curato ed è spesso inesistente.
questo è parte del testo di una lettera aperta che il 15 marzo 2009 un gruppo di architetti inviò alla città, mentre sulla cronache si parlava di Inchiesta Quadra.
If research nasce dagli stessi autori di quella lettera, il movimento “firmiamo la lettera”.

quando nasce l’associazione e che rapporto ha con ‘firmiamolalettera’ ?

L’associazione nasce dall’iniziativa di un gruppo di amici-architetti che all’inizio del 2009 decidono di scrivere una lettera aperta. Attraverso tale messaggio abbiamo voluto prendere una posizione a difesa dell’urbanistica e dell’architettura come valori comuni della società. Tale “lettera” ha aperto uno scambio di opinioni con una serie di interlocutori, sia pubblici sia privati. Perchè questo dialogo con le istituzioni potesse istaurarsi concretamente è stato poi necessario che gli stessi autori della lettera diventassero associazione culturale: così è nata IF research.
La nostra associazione ha lo scopo di aprire un tavolo di dibattito sul tema dell’architettura e dell’urbanistica sul nostro tenrritorio, ed è aperta a tutti coloro che sono interessati al tema e che intendono impegnarsi per andare in questa stessa direzione. Per iscriversi potete scrivere a info.ifresearch@gmail.com, o scaricare il form dal blog: http://ifresearch.blogspot.com/.
Da dove viene il nome if research?
Il nome dell’associazione gioca sul significato di IF, “se” in inglese, che è un termine che esprime dubbio, e quindi apre un pensiero, ma che è anche “FI” al contrario!
E “Luoghi comuni”, titolo del convegno?
“Luoghi comuni”, nome del primo evento, è una frase che volutamente gioca fra il significato metaforico e quello reale.
Siete tutti giovani professionisti, come vedete la città di Firenze, soprattutto alla luce dei fatti di cronaca del 2009? è davvero una città decadente?
Come abbiamo già detto nella lettera, non vogliamo dare un giudizio agli eventi del 2009. Vogliamo però difendere la necessità di avere una visione per il nostro territorio, e che alla costruzione di questa visione possano concorrere i giovani progettisti. Non avere delle prospettive, o un progetto chiaro per la crescita della città, ma mettere dei “cerotti” alle falle in cui capita di inciampare, è indice di decadenza: si diventa decadenti quando non c’è progresso ovvero senza una strategia chiara, condivisa e condivisibile.
Il rinnovamento del consiglio dell’ordine degli architetti ha cambiato o cambierà qualcosa?
Il consiglio dell’ordine nasce dal nostro gruppo, siamo le due facce di una stessa medaglia. Dal primo gruppo di “firmiamolalettera” sono sorte due iniziative parallele: alcuni hanno deciso di impegnarsi nella “politica della professione” e si sono candidati per l’ordine altri hanno deciso di impegnarsi nella “cultura architettonica” e hanno costituito IF.
Come intendete avvicinare una materia come quella dell’architettura ai cittadini in modo da creare processi partecipativi?
Crediamo che il modo migliore per avvicinare l’architettura a tutti, non sia parlarne, ma farla, o mostrarla. L’architettura è una disciplina a cui tutti si sentono di poter dare un contributo o su cui fare un commento. Ma anche l’architettura, così come l’economia o la giustizia, è una disciplina seria, non è solo una questione di gusti, perché mette insieme la tecnica, la storia e la cultura. Il termine “partecipazione” all’architettura, potrebbe essere cambiato in “condivisione” dei processi necessari. Sarebbe già tanto. E comunque IF vuole essere una associazione aperta a vari contributi e a più discipline; l’architettura è solo una delle espressioni di una società multiforme e si ibrida continuamente con apporti esterni.
A “Luoghi comuni” il primo giorno si parlerà di processi virtuosi in Italia e in Europa, potete farmi alcuni esempi?
Sappiamo bene che esistono paesi in cui la “cosa pubblica” funziona meglio: noi portiamo avanti l’esempio del Belgio, che propone un metodo efficace di procedura per la programmazione dei lavori pubblici. Ma non vogliamo essere esterofili e quindi porteremo anche l’esempio del disegno di legge sulla qualità architettonica della regione Umbria. Avremo un esperto che farà un confronto fra le procedure italiane e quelle internazionali, e poi un dirigente del comune di Roma che mostrerà l’esperienza della promozione e ricerca della qualità nei progetti di un grande comune.
La secondo giornata sarà dedicata ad amministratori ed addetti al settore, perchè avete scelto la formula Open Space Technology? Quanto somiglia al bar camp?
Sono stati dei sociologi a darci l’idea dell’OST, la società Sociolab, con cui stiamo lavorando all’evento, ha già sperimentato questo metodo in più occasioni, e saranno loro a gestire questa seconda giornata. L’open Space è simile ad un Bar Camp, ma a differenza di quest’ultimo qui il tema è uno solo, e il dibattito vuole rispondere alla domanda: come promuovere la qualità nel progetto pubblico?
Cosa pensate che uscirà dalla due giorni? Quali sono le vostre aspettative e le vostre speranze?
Da queste due giornate di confronto uscirà un documento, sulla base del quale poter costruire una proposta innovativa sul tema delle procedure, vero nodo per la costruzione della qualità dello spazio pubblico.
Cosa intendete per spazio pubblico di qualità?
Innanzitutto non parliamo di “spazio pubblico di qualità”, ma “qualità dello spazio pubblico”, il soggetto primo del nostro dittito vuole essere la qualità, che oggi decliniamo nello spazio pubblico, ma che poi potremo affrontare anche per altri temi.
La “qualità dello spazio pubblico” si fa mettendo insieme in maniera armoniosa il suo fruitore e la funzione a cui deve corrispondere. Al concetto di “qualità” contribuiscono però anche altri parametri, che comprendono i tempi di programmazione, progettazione e realizzazione. Anche costi, flessibilità e durevolezza sono temi importanti, ma non andiamo troppo nel tecnico. Il problema è capire chi può fare da garante della “qualità”, e soprattutto come: la procedura, appunto, dovrebbe garantirla, che è il tema di “Luoghi Comuni”. Ma quello che più ci interessa è il tema della consapevolezza da parte dei cittadini – e quindi dei committenti – di cosa si intenda per “qualità”. L’educazione alla qualità in un territorio come il nostro dove si costruisce molto e male è l’argomento di cui tratta il nostro convegno, affinché la qualità diventi la prima esigenza da parte dei committenti.
Vi riunite settimanalemente a un aperitivo, questo contesto informale aiuta nella produzione di idee e iniziative?
Ci riuniamo all’ora dell’aperitivo, ma, ahimè, non sempre davanti a qualcosa da bere! L’impegno degli ultimi tempi è stato costante, ma cerchiamo di riunirci in orari da dopo-lavoro. Il clima è informale, perché tale è il legame che ci unisce. Siamo colleghi e amici, e nel tempo, anche attraverso altri eventi portati avanti insieme, abbiamo capito che siamo simili nell’impostazione che abbiamo dato alla nostra professione: abbiamo verificato che su molte cose abbiamo opinioni comuni, e che su altre è comunque bene discuterne insieme, perché si promuovono discussioni costruttive.
Perchè avete sentito il bisogno di scrivere al presidente Nencini?
La nostra è stata una lettera aperta, e non siamo stati noi a interpellare Riccardo Nencini. È stato lui che, colpito dal nostro messaggio, ha deciso di darci uno spazio “attivo”. Varie personalità del mondo della politica locale ci hanno contattato, ma noi vogliamo essere trasversali alla politica. Nencini invece è il Presidente del Consiglio Regionale Toscano, una delle istituzioni con cui abbiamo ritenuto importante stabilire un dialogo costruttivo.

La Crisi, la Partecipazione e l’Architetto.

Viviamo indubbiamente un periodo cosiddetto di crisi.
Ma cosa significa la parola crisi?
Nell’accezione diffusa della lingua italiana, crisi è uno stato transitorio di particolare difficoltà o di turbamento, nella vita di un uomo o di una società.
In Cina l'ideogramma che rappresenta il concetto di "crisi" ne contiene due: quello del "Pericolo" e quello della "Opportunità".
In greco crisi, significa scelta.
In sintesi si potrebbe dire che si tratta di un momento di decisione che porta ad un cambiamento radicale nel bene o nel male.
La scelta se transitare verso il male del pericolo o verso il bene dell’opportunità dipende essenzialmente da noi.
Per poter scegliere dobbiamo però avere adeguata consapevolezza del pericolo ed è necessario un forte cambiamento del nostro modo di pensare e di agire, per poter avere concreto accesso alle nuove opportunità.
Dobbiamo mettere in moto processi che ci rendano consapevoli, coresponsabili, soggetti propositivi delle decisioni che ci rappresentano, in maniera tale che queste ci appartengano.
C’è buona parte delle prospettive per il nostro futuro in tutto questo.
In epoca di concorrenza aperta dei modelli globali, quelle comunità che riescono a mettere in gioco la possibilità di esprimere un valore sostenibile per se e per il proprio modello possono competere, le altre sono (saranno ) out.
L’attuale crisi è nata dalle contraddizioni del modello economico-finanziario ma è destinata ad interessare le contraddizioni dei modelli impliciti, ossia quello culturale, sociale e politico.
Uno dei grandi modelli che rischia di entrare in crisi è quello della democrazia rappresentativa e dei suoi strumenti.
Spesso tali strumenti sono tardivi, scollegati dalla realtà dei cittadini.
Anche gli strumenti tradizionali di gestione della città si dimostrano, nella migliore delle ipotesi, obsoleti, inadeguati alla efficace gestione del flusso dei cambiamenti.
Il pericolo vero è che, in mancanza di prospettive alternative concrete ed efficaci, possano entrare in gioco attori delle competizioni economiche, politiche e culturali che si fanno portatori di istanze fortemente reazionarie.
Ma quali possono essere le opportunità?
Il concetto di crisi mette in gioco il concetto di trasfomazione e quindi di continuità, ma di anche di innovazione.
In queste situazioni gli strumenti della creatività e della partecipazione possono essere mappe mentali di grande aiuto, perchè consentono di lavorare anche in chiave emotiva, integrando le risorse razionali.
Occorre pensare al territorio come espressione di un processo complesso in continua e rapida trasformazione.
Tutto questo all’architetto può sembrare difficile.
Spesso il progetto viene inteso e sentito come un’esperienza quasi solipsistica , come un’ansia personalissima di trovare dentro di se un segno, un senso.
In realtà tutto questo si completa quanto si distacca dal proprio sentire e diventa parte di un processo vasto.
E’ in quel momento che ci si accorge se tutto quello che era stato pensato aveva o non aveva senso.
Può essere un motivo di profonda consapevolezza, il prendere coscienza di questo processo vasto.
Dare un senso alla continuità di un processo significa lasciarsi partecipare, ancor prima che partecipare.
Significa lasciare un segno, un senso dentro un comune sentire.


Massimo Lastrucci

La città contemporanea

Ieri è stato molto carico di energia...sono stato poco ma si sentiva.
Riguardo alla città contemporanea di cui ci siamo trovati a discutere la scorsa settimana.
Molto si è detto e molto si dirà, ma appena finito di leggere il libro di Biondillo, Metropoli per principianti, mi è parso interessante un concetto, di cui lui scrive, ma che tra noi non esprimiamo mai. La capacità cioè che una metropoli contemporanea dovrebbe avere, è quella non di integrare ( parola che riporta immediatamente l'idea di una omologazione...che di solito vorrebbe andare nel senso che il più "forte" integra il più "debole"..e già questo è abberrante), ma di fare INTERAGIRE, creare interazione più che omologazione..E quello cha fa internet e non fa la scuola, così come è pensata ora. Nel senso che nell'interazione ci arricchiamo ma non perdiamo necessariamente la nostra identità, cosa che accade nell'integrazione. La differenza non è sottile. Specialmente nella città e nella società italiana.
Detto questo mi si è accesa una mini lampadina e ho ritrovato gli scritti di De Carlo per Domus ed alcuni scritti che di Spazio e Società. Mi abbeveravo come un assetato. Avevo completamente scordato molte cose...mi ricordo che le sapevo o erano presenti nel mio pensiero ma le stavo scordando. Insomma ho trovato un sacco di risposte. Alla prossima riunione mi armerò di fotocopie e vedrò di portare intanto gli scritti di Domus. Da li si potrebbe partire per discutere. A presto.

Guido

La città contemporanea ideale

Salve a tutti... ho tirato giù queste righe, in forma di brevi sentenze, sulla città contemporanea ideale (per me) e la sua definizione. Forse – ad una rilettura mattutina – non sono stato molto originale nè molto architettonico, ma come base può servire a rompere il ghiaccio per il dibattito e a valutare cosa pensiamo di questo tema. Aspetto commenti!

La città contemporanea

  • è multicentrica, sceglie la densità come modello di sviluppo e il riuso come strategia; rifiuta lo sprawl a favore della concentrazione; accetta la complessità come dato fondante della sua struttura;
  • sviluppa infrastrutture e trasporti pubblici veloci che connettono le sue parti, sia a livello urbano che extra-urbano (treni metropolitani, tramvie, scale mobili, funicolari); è ciclabile e pedonale;
  • scommette sul trasporto pubblico fra altre città (aeroporti, treni, treni AV) per limitare congestione sul territorio e quindi l’inquinamento;
  • è sostenibile; cerca di sfruttare le risorse del territorio (sole vento geotermia); recupera e riusa (reinventa spazi, riutilizza edifici) piuttosto che costruire ex-novo;
  • è interconnessa, è wireless, è la città della rete e delle informazioni, permette costantemente e a tutti l’accesso gratuito ai media;
  • è bella perchè necessaria; non segue un canone di bellezza preordinato ma è l’espressione della diversità dei cittadini che la vivono e delle istituzioni;
  • è meticcia, ibrida e non-omogenea (a livello sociale, economico, etnico, etc.), e per questo è sempre nuova, imprevedibile, stimolante, divertente; esprime mixitè sociale e funzionale, per cui è sempre attiva in ogni sua parte;
  • permette ai cittadini, a prescindere dalla provenienza e dalle disponibilità di vivere dignitosamente in tutte le sue parti; rifiuta la gentrificazione; promuove il social housing;
  • facilita e agevola l’incontro e lo scambio tra cittadini e le relazioni sociali; offre spazi pubblici di qualità, giardini e verde pubblico attrezzato; permette un uso contemporaneo di spazi e monumenti antichi;
  • promuove la cultura del contemporaneo mediante iniziative, eventi, musei; per questo attira la creatività e giovani risorse;
  • favorisce interventi pubblici e scelte partecipate rispetto a iniziative private o imposte dall’alto;

gelatine

Cari IF, mi chiedo in questi giorni se sia necessario prendere una posizione su quello che emerge dai giornali rispetto al sisma in Abruzzo, ai lavori per il G8 alla Maddalena ed in generale alle scorrerie del gruppo “sistema gelatinoso”. Le inchieste in questo settore non sono nuove, con cadenza ciclica appaiono sui media, intaccando a poco a poco, un sistema formato da gretti opportunisti. Le intercettazioni spero continueranno a portare alla luce le incrostazioni che tengono al palo questo paese. In realtà più che gelatinoso, questo sistema è più simile al tartaro dentale: si accumula con il tempo per l’incuria e la poca igiene. Ed è una cosa che ciclicamente si ripresenta se non si tiene in ordine e pulito l’apparato. Ma rimestare nella cronaca nero-marrone con striature rosa (è di questo che si tratta, e non di architettura) non è nella natura dell'associazione. Ovvio che queste notizie scuotono, chi attivamente si occupa di architettura ed edilizia. Anzi spesso il comportamento da "faccendiere" di alcuni colleghi ci fa capire quanto distante sia il mondo del "reale" da quello che invece siamo noi abituati a frequentare con i nostri piccoli lavori. Siamo però ormai abbastanza cresciuti per sapere che non sarà l'ultima volta che queste situazioni andranno in prima pagina. Possiamo quindi lamentarci e provare sdegno per quello che è accaduto e credo tuttora accada, ma penso che la nostra risposta risieda solamente nella qualità del nostro lavoro di associazione culturale, e nella convinzione che la nostra professione debba essere svolta solo in modo corretto.

Resistiamo alla tentazione di gridare la nostra intolleranza verso questo sistema: un grido dura poco e si scorda velocemente. Reagiamo invece nel solo modo che possiamo e sappiamo fare: costruendo qualcosa e lasciando delle tracce. L'associazione ha questa come finalità: la costruzione di una corretta percezione dell'architettura come “strumento in grado di trasformare i problemi quotidiani in opportunità di miglioramento”. Perciò mettiamo intanto nero su bianco il lavoro di luoghicomuni e concludiamo la prima parte di analisi dei risultati. Io penso sia questa la via da perseguire.

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sistemi gelatinosi

«Inquietante vicenda di malaffare»
Nell'ordinanza il gip fiorentino scrive: «Reati compiuti all'interno di un sistema definito gelatinoso dagli stessi protagonisti. Una storia di ordinaria corruzione»

La Maddalena
Una storia di ordinaria corruzione. Lo chiama così il gip Rosario Lupo, il sistema che «matura nell’ambito di un sistema non a caso definito gelatinoso non dagli investigatori, ma da alcuni degli stessi protagonisti di tale inquietante vicenda di malaffare». Il giudice fiorentino ha firmato l'ordinanza che ha portato all'arresto di Angelo Balducci, Fabio De Santis, Mauro Della Giovampaola e l’imprenditore Diego Anemone, a 60 perquisizioni e ad una quarantina di indagati nell'inchiesta sugli appalti corrotti da Firenze, Roma e Sardegna.


L'esperienza di luoghi comuni, conclusasi appena 3 settimane fa, mostra quanto sia importante rendere efficaci
le pratiche ordinarie. Si è ritenuto opportuno offrire agli eventi un iter più snello rispetto alle procedure normali, come se fossero un'emergenza. Questo perchè le procedure normali sono troppo lente per arrivare "puntuali" alla dead line, l'evento. Non si capisce però perchè gli eventi meritino una strada privilegiata mentre le città o cittadini non abbiano diritto ad avere pronta in tempo (soprattutto per non diventare insofferenti alle opere pubbliche) le opere utili alla loro quotidianità, che rendono una città più efficente e vivibile. A Firenze ne è un esempio il lavoro, finalmente concluso, per la prima linea della tramvia. O perchè il concorso per la piazzetta o il nuovo edificio del comune, debba aspettare anni perchè ci siano i soldi per pagare il progetto (sia per i progettisti, sia per appaltarlo).
Bene: la soluzione è rendere più efficenti le procedure normali, invece di ricorrere a quelle eccezionali, ovvero rendere reale ed efficace l'iter che abbiamo iniziato a raccontare attraverso "luoghi comuni", e che oggi, più che mai, rende cogente la necessità di mettere in pratica anche in Italia, gli esempi virtuosi raccontati.

LUOGHI COMUNI - report dell'evento

LUOGHI COMUNI_ IF RESEARCH E LA RICETTA PER LA QUALITA’


Come promuovere la qualità nel progetto pubblico? È con questa domanda che si aprono i lavori del convegno Luoghi Comuni, tenutosi a Firenze il 21-22 gennaio nella prestigiosa sede del Consiglio Regionale Toscano, palazzo Panciatichi, ed è con questa domanda che IF research, l'associazione culturale promotrice del convegno, si affaccia sulla scena culturale italiana, con l'ambizione di diventare presto un punto di riferimento per chiunque voglia confrontarsi con le istanze della architettura contemporanea e dei valori di cui si fa portatrice.

IF research nasce a Firenze nel 2009 per iniziativa di un gruppo di giovani architetti; lo scopo è creare un soggetto in grado di attivarsi con eventi e iniziative legate alla promozione di una cultura contemporanea del progetto e in grado di dialogare con le istituzioni e con chi opera sul territorio. Questa esigenza nasce naturalmente da una crisi: una profonda crisi culturale che assedia ormai da tempo una città sempre più legata al suo passato, all'approfondimento di aspetti che insistono sulla identità delle architetture storiche e sulla valorizzazione di filoni culturali anacronistici e consolidati, e che non dà spazio alle nuove generazioni e non coltiva gli interessi della ricerca orientata verso gli aspetti innovativi dei processi progettuali. Il retroterra culturale da cui nasce IF research si nutre degli stimoli di chi si è sempre posto contro questo paralizzante processo, come i corsi universitari di progettazione urbana tenuti da Alberto Breschi o i numerosi eventi promossi da Marco Brizzi, sempre caratterizzati da una tensione all’aggiornamento e alla contemporaneità.

Luoghi Comuni è il primo degli eventi promossi da IF research, che per l'occasione ha avuto il sostegno del Consiglio Regionale Toscano e il supporto organizzativo di Sociolab, e ha visto in due giornate di studi, la partecipazione di centinaia di persone provenienti sia dalla pubblica amministrazione che dal mondo della professione; tutti con grande entusiasmo si sono confrontati con la difficile domanda Come promuovere la qualità nel progetto pubblico? E hanno seguito con interesse sia le relazioni che nella prima giornata si sono tenute nell'auditorium di Palazzo Panciatichi e che – ognuno per le sue competenze- hanno provato a dare delle risposte costruttive, sia i lavori partecipati dell'Open Space Technology (O.S.T.), un metodo che permette ai partecipanti di confrontarsi per piccoli gruppi di lavoro in modo libero e creativo, che nella seconda giornata ha visto mettere a confronto davanti a tavoli di lavoro amministratori, personale degli uffici tecnici, consulenti e professionisti, tutti impegnati verso l’obiettivo finale di consegnare alla Regione Toscana alcune virtuose "linee guida", applicabili da subito.

Nel convegno, moderato da Richard Ingersoll, sono stati illustrati alcuni “processi virtuosi” scelti per dimostrare che è possibile, se ci si affida a buone procedure, realizzare progetti di qualità anche tra le mille difficoltà che caratterizzano il settore degli appalti pubblici in Italia.

Per primo ha parlato Angelo Bianchi, specialista in Italia e all’estero di Public Procurement (appalti pubblici di servizi, forniture e lavori) e consulente di imprese e pubbliche amministrazioni, ha lucidamente e impietosamente tracciato il quadro della distanza tra il “Project cycle management" della UE e quel "groviglio di complessa applicazione" che sono le norme italiane sui lavori pubblici e ad ogni lacuna oppone dieci risposte (dal manuale operativo unico per gare e contratti, alla eliminazione di alcune fase progettuali, all’aggiornamento obbligatorio dei responsabili dei procedimenti) "già in uso all’estero, e già alla portata di tutti i committenti pubblici".

Poi è stata la volta dell’ospite straniero, Tania Hertveld, direttore amministrativo del Vlaams Bouwmeester, l’organo per il coordinamento delle politiche per il territorio del governo delle Fiandre, che ha illustrato la procedura “Open Oproep” un metodo di selezione e di affidamento di incarico agile ed efficace che ha dato ottimi risultati nelle procedure realizzative degli ultimi anni. L’Open Oproep è uno dei cosiddetti esempi virtuosi che IF research porta alla attenzione di tutti gli operatori, esempio che illustra come una agenzia governativa possa guidare efficacemente le procedure concorsuali locali e garantire sulla bontà del loro svolgimento.

Di seguito Francesco Ghio, ex coordinatore tecnico scientifico per il programma concorsi del Comune di Roma, ha illustrato i numerosi esempi concorsuali (tra i quali spicca l’esperienza meno e più) che negli ultimi hanno portato a una grande stagione progettuale e realizzativa in una realtà urbana – quella di Roma – che per portata ed estensione è confrontabile con la dimensione territoriale.

Infine Gabriele Ferranti, Dirigente della regione Umbria, ha illustrato l’ipotesi di nuova governance del territorio tracciata dalla legge regionale e improntato alla ricerca della qualità (attraverso, fra l’altro, la perequazione dei diritti edificatori a fronte di uguali situazioni di diritto e di fatto, contro "la paralisi" causata dai lotti monofunzionali, e l’uso sistematico del concorso). Dopo l'esperienza della regione Puglia e la bocciatura da parte del Consiglio di Stato di una analoga impresa legislativa, l'Umbria ci prova a sua volta e porta alla attenzione di tutti l'esempio di una Regione che intende prendere in mano la situazione per non continuare a delegare le scelte sul consumo di territorio a chi non detiene gli strumenti per farle.

facebook group

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link agenzia stampa Consiglio Regione Toscana

http://www.consiglio.regione.toscana.it/agenzia-stampa/Comunicati-stampa/comunicato/testo_comunicato.asp?id=13550

intervista

http://www.undermagazine.org/?p=732

luoghi comuni - 21/22 gennaio 2010


Articolo su "l'Unità" del 6 Gennaio 2010


Articoli 22 Dicembre 2009 - Presentazione If ReseArch




Presentazione IF research