IF research


scopi associativi


1 - CREARE DIBATTITO SULLA QUALITA' ARCHITETTONICA

come risorsa essenziale per lo sviluppo delle città, e creare un'occasione di confronto dedicata alla Pubblica Amministrazione che, come Committenza, ha il ruolo di garante della migliore offerta progettuale sullo spazio pubblico


2 - SENSIBILIZZARE LA COLLETTIVITA'

al valore dell'architettura come strumento in grado di trasformare i problemi quotidiani in opportunità di miglioramento. Coinvolgere altre figure professionali per sensibilizzare al ruolo dell'architetto come "sintetizzatore" degli elementi d'indagine che provengono da altri campi


3 - SVILUPPARE ATTIVITA' DI RICERCA

con ricadute operative in ambito architettonico

obiettivi del blog


1 - INFORMAZIONE

sulle attività svolte dall'associazione, gli appuntamenti, i momenti di incontro aperti agli associati in primo luogo e a tutti gli interessati


2 - CREAZIONE DI UNO SPAZIO APERTO DI DIBATTITO

sui temi dell'architettura, della città, dello spazio urbano

Pedonalizzazione di Piazza Duomo a Firenze

La pedonalizzazione di piazza Duomo viene salutata come un evento, come una importante operazione di riqualificazione della città. E' vero, lo è. IF si occupa della promozione di una cultura della qualità negli spazi pubblici e non può non salutare con entusiasmo questa meritevole iniziativa. Passare ora per la piazza significa vivere una esperienza urbana di accresciuto valore e restituire a quello spazio la sua naturale e più vera cornice. Lo spazio ringrazia, e i turisti pure. Punto.

A capo: e i residenti? E i giri tortuosi che siamo adesso costretti a fare in autobus? E la spesa a casa come la porto? Ma fino a pochi mesi fa non ci doveva passare anche la tramvia? E adesso neanche gli autobus? Ci fu pure il referendum......

In realtà è solo il tassello di un puzzle molto più grande, la presa di coscienza di uno stato di fatto, di una condizione di vita reale della città. La domanda è: chi sono i veri residenti oggi nei centri storici? La vita dei cosiddetti residenti è già altrove, da tempo. In questi giorni se ne è andato da Venezia il sessantamillesimo residente e la fuga continua dalla città ha fatto notizia; ma in una città che accoglie 18 milioni di turisti l'anno credete che la cosa faccia differenza? La città non è dei residenti ma di chi la vive, così come un figlio non è di chi lo genera ma di chi lo cresce. I residenti non vogliono vivere più il centro di Firenze perché le sue caratteristiche non si confanno allo stile di vita della famiglia che usa molto la macchina, fa la spesa al supermercato, perché a chi ha un appartamento conviene affittarlo magari in nero ai turisti o agli studenti piuttosto che viverci, perché a Firenze la bellezza ha il suo prezzo in termini economici e di scomodità , un prezzo che i turisti sono in grado di pagare perché il loro stile di vita è diverso, perché loro non devono andare al lavoro o accompagnare i figli allo sport, né fare la spesa per la settimana, anzi la vicinanza a quei monumenti che stanno nel centro storico e che loro sono venuti apposta per visitare li agevola. Perché i centri storici sono luoghi anacronistici, fatti di elementi che oggi non hanno più senso: Nardella oggi si preoccupa di come utilizzare i cinema in disuso, forse il suo successore avrà un problema molto più grande e si dovrà preoccupare di come riutilizzare le tante chiese, dove nessuno va più (a parte appunto i turisti).

In un saggio di qualche anno fa Ingersoll paragonava gli effetti di turismo e terrorismo; è questo confronto applicabile anche al caso fiorentino? Demonizzare il turismo oggi a Firenze è solo il gesto ipocrita di chi ha fatto di tutto perché questo accadesse, per poter ingrassare alle spalle di quel “tesoretto” che si è rivelato il centro storico invece che affaticarsi in professioni produttive; e ora è giusto e doveroso rendere omaggi e favori ai protagonisti del “turismo insostenibile”, quello che alza i prezzi e abbassa la qualità, ai nuovi residenti temporanei che vanno ogni giorno a sostituire quelli stabili; omaggi che guarda caso hanno anche un effetto collaterale, a noi poveri “cultori della materia architettonica” assolutamente gradito: permettono ad uno degli spazi urbani più belli del mondo di recuperare la propria identità.

  1. gravatar

    # by Matteo - 14 novembre 2009 alle ore 16:39

    1- le riflessioni sul turismo e su come si stanno svuotando i centri storici sono ovviamente ineccepibili, ma trovo eccessivo collegare certe riflessioni in seguito alla pedonalizzazione di piazza Duomo. Liberare piazza Duomo dal traffico è stato uno dei primi atti della nuova giunta (vogliamo criticarla subito?), ha eliminato il passaggio di taxi, autobus e motorini da uno dei luoghi più belli del mondo.

    2- è chiaro che il centro storico (non parlo della cerchia dei viali, ma di piazza duomo, via calzaiuoli, piazza signoria, uffizi, piazza repubblica) non possono essere quartieri residenziali a misura di famiglia. Chi vive in queste zone sa di avere un grande privilegio, e sa anche che a qualche cosa deve rinunciare. Fare 200 metri a piedi per raggiungere casa tua con le buste della spesa non è un problema se nel percorso attraversi il piazzale degli uffizi o se passi davanti al battistero.

    3 - stabilito - e dato per scontato che - una città come firenze non può non perseguire un'offerta turistica di altissima qualità, e se è vero come è vero che non si può più accettare il proliferare di rendite di posizione (quelle, per intendersi, che lucrano sul turismo "insostenibile"), è vero anche che per alzare il tiro del discorso va centrato meglio il nòcciolo della questione, e cioè: il vero problema è che alle azioni eclatanti, promozionali ancorchè condivisibili come la pedonalizzazione, va affiancata la messa in atto di misure specifiche, concrete, reali per favorire la residenza nel centro storico. In altre parole: come si possono fornire ausili moderni, intelligenti, magari anche con soluzioni creative e innovative, alla permanenza di famiglie nel centro storico? DOBBIAMO SU QUESTO ESSERE PROPOSITIVI, suggerire soluzioni, far intravedere uno sbocco al problema, altrimenti tutta questa riflessione rischia di suonare un pò come il consueto, e molto fiorentino, "bene, avete fatto una cosa nuova, ma si stava meglio quando si stava peggio".

  2. gravatar

    # by Lian - 14 novembre 2009 alle ore 16:47

    La giunta Renzi, attraverso la recente pedonalizzazione dell'area del Duomo, fa un primo importante gesto di riflessione sul modo di fruire la nostra città. O meglio, lo fa sull'uso del centro storico, nel quale il mondo intero identifica la città di Firenze, per le ragioni culturali che ancora ci proiettano solamente nel passato.
    Come architetti e anche come cittadini, vogliamo rivolgere all'amministrazione un invito a fermarsi a riflettere sulla stringente necessità di avere una visione per il futuro della città, più che una previsione, affinchè, come lo hanno già fatto alcune sue istituzioni, anche lo spazio urbano di Firenze si faccia presto pericolosamente infettare da un virus di rinnovamento, e smetta di proiettarsi nel Rinascimento.
    "Contemporaneizzare" Firenze, svecchiarla e svegliarla, come già hanno fatto le amministrazioni di Bologna, Genova, Torino e di altre città paragonabili alla nostra, è l'obiettivo che questa giovane giunta dovrebbe porsi.
    Si può iniziare a ripensare alla contemporaneità della città, partendo proprio dal centro storico, come fa Renzi. Chiedendosi: la pedonalizzazione della piazza di San Giovanni Battista va nella direzione di rendere la città più "user friendly" (per usare la terminologia del web, tanto cara al nostro sindaco)? la rinuncia alla facilità di accesso da parte di chi vive o lavora nel cuore della città è un tributo dovuto alla storia? oppure è solo un tributo al turista?
    Sappiamo di non parlare di un patrimonio qualunque, e la pedonalizzazione non ci dispiace anche perchè ci dà la possibilità di offrire a questo luogo una prossemica più ampia. L'occasione ci serve però per porre l'attenzione sul tema del rapporto fra turista/abitante che soffoca la vitalità, autoctona, del centro storico. A questo si affianca il problema, vero, della perdita della struttura della città storica. L'abbandono dei residenti, lo squilibrato reddito dei fondi che diventano abitazioni per turisti o studenti stranieri di poche pretese, l'agonia dei normali esercizi commerciali esclusi dallo "struscio", la chiusura dei cinema, l'offerta esanime dei teatri, sta mutando il DNA del centro.
    Il problema è urbanistico, oltre che, come si sa, economico, perchè il centro sta diventando un grosso parco a tema per turisti e dove di conseguenza stanno scomparendo le reali funzioni di una città ( possiamo adottare quelle lecorbusiane dell'abitare/lavorare/divertirsi) se non quelle rivolte all'utente temporaneo: la conseguenza è che questa fruizione "usa e getta" non rispecchia più la qualità culturale di cui la città è ancora, speriamo, sinonimo, ma solo una cultura dell'effimero e del redditizio.
    Questo è il quesito che rivolgiamo all'amministrazione: vogliamo che Firenze cronicizzi questa decadente vocazione di parco storico/shopping mall (candidandosi così a diventare definitivamente un non-luogo)?
    Il problema non è di semplice soluzione, e nessuno può pontificare risposte. La critica inoltre, lo sappiamo, non piace mai al fiorentino doc, ma ci auguriamo che questa amministrazione saprà cogliere il nostro invito in maniera costruttiva affinchè non si adottino più soluzioni-cerotto, ma si faccia appello alle positive energie (che di recente stanno rivendicando la loro esistenza) perchè si studi il modo di invertire il processo in atto con visioni strutturali e contemporanee (senza che questa parola impaurisca i comitati cittadini).

  3. gravatar

    # by Anonimo - 14 novembre 2009 alle ore 16:55

    LA CITTA' CHE CAMBIA
    Nella nuova prospettiva di Piazza Duomo, liberata dalle ru­morose (e numerose) presenze di autobus e macchine, riappare anche l’anima delle attività commerciali che proprio sulla basilica si affacciano. Un’anima ibrida punteggiata da vetrine di souvenir, pub, chioschi di cambi e locali storici come il bar pasticceria Scudieri che, però, il 24 novembre calerà il bandone per l’ultima volta: «Sono stanco », dice il titolare. Così amara mente rivelano a bocca stretta dal locale di piazza San Giovan ni che proprio l’anno scorso aveva festeggiato i suoi Settanta anni di onorata attività. Nel giro di poche settimane è il secondo negozio (dopo Carnicelli) a tirar giù le saracinesche in piazza. Rimpiange già i suoi budini di riso e le paste al la crema l’orafo Franco Torrini, titolare dell’omonimo negozio e opificio che dalla fine del 1800 è al 12 rosso del Canto del Cornacchione davanti alla por ta della mandorla della Catte drale di Santa Maria del Fiore.

    LE DIFFICOLTA' IN PIAZZA - «Mi spiace sapere che Scudieri abbia deciso di chiudere — rac­conta — capisco però le mille difficoltà di mantenersi in vita in un periodo di grande crisi economica e cambiamenti di stili di vita dei consumatori. In questa piazza di locali belli ce ne sono stati davvero tanti». All’angolo con via dei Pecori c’era Bruzzichelli (oggi al suo posto c’è Raspini). «Una vera sciccheria con tanto di insegne in vetro stile liberty, — ricorda Torrini — a gestirlo c’era Renzo, fra­tello di quel Bruzzichelli antiquario che aveva la sua bottega, sempre in centro, in Borgo Ognissanti. Lo ricordo bene perché amava venire spesso a trovare il fratello in Piazza San Giovanni a bordo di un calessino trainato da un pony. Un personaggio originale che non passava certo inosservato. Poco più in là invece all’angolo con via Martelli, c’era il Bottegone». Il locale con lo stesso nome c’è tuttora ma dello charme sa lottiero del bar che aprì nei primi dell’Ottocento è rimasto ben poco. Al suo posto un self service (sempre pieno) dal taglio decisamente «commerciale — dice Torrini — che, in linea con i tempi ha saputo interpretare la logica del turismo mordi e fuggi». Anche il vecchio Bottegone, come Bruzzichelli, era considerato un punto di ritrovo dai fiorentini che amavano passeggiare nel loro centro storico e rifugiarsi per una pausa in un bell’ambiente per bere una tazza di tè. «Il Bot tegone piaceva tanto anche a quel turismo colto di cui oggi siamo orfani — racconta Torrini — quegli americani e inglesi che venivano anche per setti mane a soggiornare in città». Negli anni Sessanta poi una nuova mutazione per la piazza. «Il Bottegone venne venduto e acquistato dalla milanese Motta. Un cambio di stile per il centro e anche per Firenze. Chi lo avrebbe mai detto: un tocco milanese nel cuore del Rinascimento. Al posto del legno e delle forme ottocentesche un’architettura snella, novità assoluta i due livelli, con rivestimenti di mosaico e specchio. Fu un cambio drastico ma non per questo negativo. Anzi posso dire quasi con nostalgia di quanto in quell’epoca fossimo più pronti di oggi ad accogliere le novità in città».

    SCORRERE DI TEMPI E MODE - Piazza Duomo con i suoi negozi che aprono e che chiudono appare così, da sempre, come un piccolo termometro col quale misurare lo scorrere dei tempi. E delle mode. «Già pro priocosì — afferma Torrini— tra piazza San Giovanni e piazza del Duomo ne abbiamo viste tante. La novità di questi anni è la velocità con cui tutto accade e l’incapacità di avere una visione d’insieme. Per questo vengono meno highlight della tradizione come Scudieri, realtà difficili da recuperare senza una politica davvero mirata. Né per i giovani che ci succedono è facile crescere in un mercato turistico così deprezzato. L’effetto estetico delle attività sparse per la nostra piazza (dal chiosco di t-shirt a quello di oggetti sacri) è quindi un po’ confuso. La colpa però non è dei singoli piuttosto dei tempi che stiamo vivendo, difficili da interpretare».