IF research


scopi associativi


1 - CREARE DIBATTITO SULLA QUALITA' ARCHITETTONICA

come risorsa essenziale per lo sviluppo delle città, e creare un'occasione di confronto dedicata alla Pubblica Amministrazione che, come Committenza, ha il ruolo di garante della migliore offerta progettuale sullo spazio pubblico


2 - SENSIBILIZZARE LA COLLETTIVITA'

al valore dell'architettura come strumento in grado di trasformare i problemi quotidiani in opportunità di miglioramento. Coinvolgere altre figure professionali per sensibilizzare al ruolo dell'architetto come "sintetizzatore" degli elementi d'indagine che provengono da altri campi


3 - SVILUPPARE ATTIVITA' DI RICERCA

con ricadute operative in ambito architettonico

obiettivi del blog


1 - INFORMAZIONE

sulle attività svolte dall'associazione, gli appuntamenti, i momenti di incontro aperti agli associati in primo luogo e a tutti gli interessati


2 - CREAZIONE DI UNO SPAZIO APERTO DI DIBATTITO

sui temi dell'architettura, della città, dello spazio urbano

La Crisi, la Partecipazione e l’Architetto.

Viviamo indubbiamente un periodo cosiddetto di crisi.
Ma cosa significa la parola crisi?
Nell’accezione diffusa della lingua italiana, crisi è uno stato transitorio di particolare difficoltà o di turbamento, nella vita di un uomo o di una società.
In Cina l'ideogramma che rappresenta il concetto di "crisi" ne contiene due: quello del "Pericolo" e quello della "Opportunità".
In greco crisi, significa scelta.
In sintesi si potrebbe dire che si tratta di un momento di decisione che porta ad un cambiamento radicale nel bene o nel male.
La scelta se transitare verso il male del pericolo o verso il bene dell’opportunità dipende essenzialmente da noi.
Per poter scegliere dobbiamo però avere adeguata consapevolezza del pericolo ed è necessario un forte cambiamento del nostro modo di pensare e di agire, per poter avere concreto accesso alle nuove opportunità.
Dobbiamo mettere in moto processi che ci rendano consapevoli, coresponsabili, soggetti propositivi delle decisioni che ci rappresentano, in maniera tale che queste ci appartengano.
C’è buona parte delle prospettive per il nostro futuro in tutto questo.
In epoca di concorrenza aperta dei modelli globali, quelle comunità che riescono a mettere in gioco la possibilità di esprimere un valore sostenibile per se e per il proprio modello possono competere, le altre sono (saranno ) out.
L’attuale crisi è nata dalle contraddizioni del modello economico-finanziario ma è destinata ad interessare le contraddizioni dei modelli impliciti, ossia quello culturale, sociale e politico.
Uno dei grandi modelli che rischia di entrare in crisi è quello della democrazia rappresentativa e dei suoi strumenti.
Spesso tali strumenti sono tardivi, scollegati dalla realtà dei cittadini.
Anche gli strumenti tradizionali di gestione della città si dimostrano, nella migliore delle ipotesi, obsoleti, inadeguati alla efficace gestione del flusso dei cambiamenti.
Il pericolo vero è che, in mancanza di prospettive alternative concrete ed efficaci, possano entrare in gioco attori delle competizioni economiche, politiche e culturali che si fanno portatori di istanze fortemente reazionarie.
Ma quali possono essere le opportunità?
Il concetto di crisi mette in gioco il concetto di trasfomazione e quindi di continuità, ma di anche di innovazione.
In queste situazioni gli strumenti della creatività e della partecipazione possono essere mappe mentali di grande aiuto, perchè consentono di lavorare anche in chiave emotiva, integrando le risorse razionali.
Occorre pensare al territorio come espressione di un processo complesso in continua e rapida trasformazione.
Tutto questo all’architetto può sembrare difficile.
Spesso il progetto viene inteso e sentito come un’esperienza quasi solipsistica , come un’ansia personalissima di trovare dentro di se un segno, un senso.
In realtà tutto questo si completa quanto si distacca dal proprio sentire e diventa parte di un processo vasto.
E’ in quel momento che ci si accorge se tutto quello che era stato pensato aveva o non aveva senso.
Può essere un motivo di profonda consapevolezza, il prendere coscienza di questo processo vasto.
Dare un senso alla continuità di un processo significa lasciarsi partecipare, ancor prima che partecipare.
Significa lasciare un segno, un senso dentro un comune sentire.


Massimo Lastrucci